lunedì, settembre 23, 2013

Chi e' Pietro Campoli : lettera a Santoro del 1991

Pubblico questo documento per permettere di capire,  a chi non mi conosce di persona, chi sia Pietro Campoli. semplice cittadino a cui preme molto la difesa di alcuni diritti fondamentali e inalienabili della persona. Tra questi sicuramente vi e' quello tutelato dall'art. 21 della Costituzione italiana che e' purtroppo sempre violato e ho infinite prove per documentarlo.

Gli uomini della Digos e delle forze dell'ordine che hanno avuto a che fare con me e che mi hanno identificato quando ho tentato di esercitare questo diritto, lo sanno molto bene;

Inviai questa lettera a Simonetta Martone, conduttrice-spalla di Santoro nella trasmissione Samarcanda della RAI per chiedere di essere ospite della trasmissione e poter far conoscere quello che mi era accaduto nel tentativo di esercitare il diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione.

Quale esempio di impedimento dell' esercizio del diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione capitato a me, ricordo quello che mi e' accaduto il 12-09-1994 alla Festa dell'Unita' di Modena. Anche in quella occasione fui identificato dalla Digos e non avevo alcun timore a farlo.
http://pcampoli.blogspot.it/2012/10/ecco-cosa-e-successo-il-12-09-94-uno.html


Lettera a Samarcanda

Russi, 15/01/91
Gentile Simonetta Martone,
 chi  le scrive e' un romagnolo di 38 anni che segue costantemente  da 2  anni circa la trasmissione Samarcanda.   Prima non seguivo la  trasmissione perche'  non ero a conoscenza  della esistanza e dello  spirito della trasmissione.
 Questa  lettera e' un po' lunga, le chiedo anticipatamente scusa,  pero'  e' inevitabile  che sia  cosi' perche'  occore un  minimo di  spazio per spiegarsi e farsi  capire.
Telefonicamente  ho  fatto  richiesta  di potere essere  ospite durante una  puntata perche' ho  alcune   cose  che  sento  il  bisogno  di  dire  a  chi  segue  la  trasmissione e che penso valga la pena raccontare.
 Con questa mia lettera intendo farle conoscere anticipatamente le  cose che voglio dire  perche' sia  in tema  con l'  argomento della  serata.   Le dico subito che sono diversi  mesi che non ho pace per  quanto mi e' successo  e che  mi e'  stato "sconsigliato"  di fare;  poiche' nutro molta fiducia nella redazione di questa trasmissione  per il modo di fare informazione spero mi sia data la possibilita'
 di liberarmi dia questo peso che mi opprime (non e' retorica).  Penso anche di rendere un  piccolo  servizio  per  accrescere  la  democrazia nel nostro paese.    Prima  di  parlarle  degli  episodi  accadutimi  le dico il piu' brevemente possibile chi sono per farle  capire meglio la mia personalita' nei limiti del possibile.
 Sono laureato  in ingegneria elettronica e  ho studiato a Bologna  dal 1971 al 1978.   Sono  figlio  di  una  casalinga  e  di  un  ex  rigattiere  e ex autista della nettezza  urbana del comune di Russi  (RA).
 Provengo da una famiglia cattolica e anch'io sono cresciuto  nell' ambito della cultura cattolica.  Fino   dall'  eta'  di  14-15  anni  mi  sono  interessato  delle  problematiche  del sociale e della politica, perche' mio padre, pur  avendo una cultura limitata ,(licenza elementare) , e' sempre stato  sensibile ai problemi  della politica  e quindi  ha trasmesso  a me  questo interessi.
 Negli anni  '50-'60 e primi '70 mio  padre, pur aderendo alla DC,  si  sentiva vicino ad una parte delle idee della sinistra.  Era uno  di  quelli che pur essendo democristiano dialogava e si confrontava  sui problemi  reali coi comunisti,  nei limiti della  sua cultura e  delle  sue  possibilita'.
Per  le   sue  idee  e   per  la  sua  disponibilita' al dialogo coi  comunisti  nella  sezione  della  DC  veniva definito comunista  di  sacrestia  e  piu'  volte  e'  stato  invitato a non  prendere piu' la  tessera della DC  e confluire nel  PCI.
 Mio padre questo non lo ha  fatto  perche'  riteneva  che  la  DC  realizzasse in politica gli ideali  del  cristianesimo  a  cui  lui  credeva.
 Chiaramente io ho sempre cercato di far capire a mio padre che la  DC  lo ingannava, che questo partito sfruttava la sua buona fede; a  nulla  sono servite le  interminabili discussioni che  ho fatto con  lui  per fargli capire che  gente come Zaccagnini,La Pira,Dossetti,  Gorrieri erano mosche bianche nella  DC;  la  Dc  che  contava  era  rappresentata da Andreotti,Cossiga,Tambroni,Scelba...
 Io ho sempre giustificato questo atteggiamento di mio padre per i  traumi  che ha subito nel  '48 a causa di  errori compiuti dal PCI.  Mi  riferisco parlando di errori a certe forme di intolleranza e di  dogmatismo che caratterizzavano il PCI di quel periodo.  Erano anni  quelli in cui  i comunisti speravano  nell' arrivo di  Stalin. 
Mio  padre  questo non lo voleva perche' riteneva negativo per il nostro  sviluppo democratico l'arrivo di Stalin. L'interesse del sociale e della politica di mio padre mi spingeva  negli anni  1966-1980 e seguire un certo  tipo di cultura e leggere  un certo tipo  di stampa.   Ho  iniziato a  leggere in  quegli anni  l'Espresso  e successivamente anche il settimanale il Tempo (quando  vi  scriveva Lino Jannuzzi); ho  seguito molto appassionatamente la  corrente  liberal-radicale, le  lotte per  il divorzio,  l'aborto e  sempre sono rimasto  affascinato  dalle  lotte  portate  avanti  da  Pannella.
 A  livello di RAI erano  quelli gli anni di  Bernabei, per cui la  informazione  radio-televisiva era quello che era.  Dopo la riforma  le cose sono  certamente  cambiate,  pero'  occorre  non  illudersi  troppo.  Se non  si sta  in guardia,  tentativi di  imbavagliare un  certo tipo  di informazione ci sono sempre.   Gli attacchi dei vari  Pasquarelli e Andrea Borri  sono  sempre  alla  porta  e  in  certe  persone  la nostalgia  dei tempi  passati puo'  avere la  meglio su  certi processi democratici.  Occorre vigilare sempre.
 Quanto  le ho detto  fino ad ora,  lo ho fatto  per farle capire,  seppure  in forma appena accennata, in quale clima sono cresciuto e  maturato.
 Termino  di parlare  del mio  passato, dicendole  che non  ho mai  aderito  e mai aderiro'  ad un partito  o associazione organizzata,  perche' ho sempre considerato l'adesione a qualsiasi organizzazione  una forma  di limitazione del libero pensiero  e della critica.  Ho  la   netta  sensazione  che  aderendo  ad  un  partito  si  subisce   inevitabilmente dei limiti e si viene irregimentati. 
Per me questo  e'  inacettabile, voglio sempre potere esprimere liberamente quello  che penso e che ritengo piu'  giusto,  non  voglio  per  motivi  di  opportunita' politica o di interessi particolari prendere posizioni  che non accetto.
 Le racconto  ora quello che mi e'  successo e che intendo rendere  pubblico tramite  Samarcanda.  Il  29/09/90 e' arrivato  a Russi il  presidente   Cossiga.    Il  22/09/90   Cossiga  ad  Argenta  aveva  pesantemente attaccato Orlando.   Poiche'  io  nutro  e  ho  sempre  nutrito  fiducia in Orlando, non ho gradito la presa di posizione e  l'attacco di Cossiga ad Orlando.    Per  questo  motivo  decisi  il  23/09/90   di  esprimere  pubblicamente  questo  mio  dissenso  nei  confronti di Cossiga facendo un cartello con la scritta 

                    "ORLANDO OK"
 e  di mostrarlo  a Cossiga  lungo il tragitto che avrebbe  percorso per  giungere al municipio di Russi.
 Poiche' intuivo che avrei avuto  problemi  per  questo  gesto  da  parte  del servizio d'ordine, mi sono  recato in Questura a Ravenna  il 24/09/90 e ho chiesto  di  parlare  con  un  responsabile  della  Digos.  Sono stato ricevuto dal funzionario Musumeci il quale molto  cortesemente ha cercato di  farmi  capire  che  non  era  opportuno  questo mio gesto.
 Mentre  io garantivo che avrei solo esibito il cartello e che non  avrei lanciato slogans ne' frasi offensive nei confronti di Cossiga,  il funzionario  Musummeci continuava a  dirmi che il  mio gesto non  sarebbe stato tollerato  dal servizio  d'ordine perche'  creava una  turbativa all'ordine pubblico.
 Per  suffragare questo divieto  continuava a dirmi  che la piazza  antistante  il municipio sarebbe stata piena, per cui un gesto come  il  mio poteva fare  scoccare una scintilla  e scatenare disordini.  Io sostenevo invece che la  piazza  non  sarebbe  stata  invasa  da  cittadini  ; come e' facilmente  documentabile rivedendo le riprese  RAI  della sede regionale di Bologna trasmesse il 29/09/90 ho avuto
 ragione io.
  Le transenne che  delimitavano il  percorso presidenziale  a mala  pena erano coperte dalla gente  e  il  pubblico  per  lo  piu'  era  composto da ragazzini che erano ben felici di non trovarsi a scuola  ma nella pubblica piazza sotto un tiepido sole settembrino.  Poiche' la visita era prevista per il sabato 29/09/90, avendo  il  01/10/90  un  appuntamento per motivi  di  lavoro  in  Piemonte,  decisi,  per non compromettere gli impegni di lavoro, di rinunciare  al  gesto che volevo fare.   Ripeto, ho  rinunciato al gesto per  avere la  certezza di rispettare  gli impegni di  lavoro che avevo,  non perche'  temessi  di  essere  portato  in  Questura  ed  essere  schedato e eventualmente trattenuto.
  Per  dimostrare quanto affermo vi dico  che il 8/12/90 sono stato  davanti alla  Questura di Ravenna  dalle ore 8.30  alle 11.30, come  sandwich-man con i seguenti cartelli :
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PER UNO  SVILUPPO  DELLA   DEMOCRAZIA
PER   UNA   VERA  LOTTA  ALLA   DROGA
E ALLA MAFIA, LUNGA VITA A SAMARCANDA
E  MORTE  POLITICA   IMMEDIATA   AGLI
AMICI E  COLLUSI DELLA  MAFIA.
Un volontario del
GRUPPO PROGETTO  ARCOBALENO
di RUSSI
Volontariato contro la droga
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CENSURA A SAMARCANDA   
MENO DEMOCRAZIA     
ogni giovedi ore 20:30
Rai Tre
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 Questo mio  show non e' stato impedito  pero' un questurino mi ha  avvicinato  e  mi  ha  chiesto  un  documento  di  identita'che  io  previdentemente  avevo gia' preparato.   Le ho  raccontato cio' per  dirle che non temo la schedatura per simili gesti.
 L'aver   dovuto  rinunciare  il  29/09/90  alla  possibilita'  di  esprimere  il mio dissenso a Cossiga  e la solidarieta' ad Orlando,  mi  ha profondamente turbato ed umiliato.  Pur rinunciando alla mia  azione il 23/09/90  ho scritto la lettera che  allego  e l'ho fatta  consegnare  tramite mio padre al   responsabile della redazione del  Resto del Carlino di Ravenna Uber Dondini.
 Mi sono rivolto alla redazione del Carlino perche' in passato, in  un  precedente  colloquio,  Dondini  mi  aveva  dichiarata  la  sua  disponibilita' a concedermi spazio  sul  giornale  per  denunce  di  interesse generale.
Personalmente non ho avuto il tempo di recarmi alla redazione del  giornale  per parlare di persona con Dondini, per questo ho scritto  la  lettera e ho mandato  mio padre.  Poiche'  dubitavo che la sola  lettera mi permettesse di  ottere  lo  spazio  che  richiedevo,  ho  tentato   diverse  volte  da  Bologna,  sede  del  mio  lavoro,  di  contattare Dondini.
 Non c' e' stato nulla da fare : si rendeva irreperibile .  Questo  suo comportamento mi ha fatto capire che mi evitava e che non aveva  il  coraggio  di  dirmi  apertamente  che  non  era  disponibile  a  concedermi quanto gli chiedevo.
 Affermo questo  perche' il 6/10/90 mi  sono recato alla redazione  del giornale  alle ore 9 e,quando gli  ho chiesto perche' non mi ha  concesso lo  spazio che richiedevo,  ha avuto il  coraggio di dirmi  che non era a conoscenza della mia lettera.
 Poiche' in quel momento era solo nella redazione, mi ha detto che  si  sarebbe informato su come si erano andate le cose, avrebbe  indagato e mi avrebbe detto chi aveva ritirato la lettera.
 Mio padre  mi ha  garantito che  quando e'  stato alla  redazione del giornale ha chiesto alla persona che gli ha aperto la  porta di potere parlare  con  Dondini  e  che  la  persona  che  ha  ricevuto la lettera si e' qualificata come Dondini.
 Poiche' mio  padre  non  conosce  Dondini,  per  avere  la  certezza  della menzogna raccontatami da  Dondini ,della quale sono  profondamente  convinto, non mi rimane  che effettuare un confronto  alla americana che faro' appena possibile.
 Prima di lasciare la redazione del Carlino ho detto chiaramente a  Dondini  di non credere a quanto mi diceva e che non era necessario  con me usare certi sotterfugi.    Era  sufficente  che  mi  dicesse  apertamente  che la  redazione del  giornale non  poteva concedermi  spazio.
 Ho anche detto chiaramente a Dondini che l'attegiamento che aveva  avuto nei  miei confronti per questa  vicenda mi faceva comprendere  il tono di certi  articoli  apparsi  qualche  mese  prima  riguardo  alcune  vicende che hanno interessato un medio spacciatore di droga  mio concittadino,  il cui padre  e' stato in  passato attivista del  PRI.
 Questo  spacciatore e i familiari avevano subito alcuni attentati  e  negli articoli di cronaca locale  apparsi sul Carlino di Ravenna  il  giornalista Carlo Raggi,che si occupa anche di questioni legate  al traffico di droga, ha  avuto  il  coraggio  di  definire  questo  spacciatore  (con una condanna in primo grado  a 5 anni e 7 milioni  di multa) un tossicodipendente che  cerca  di  uscire  dal  vortice  della droga.
 Conosco molto bene questo personaggio  perche'  negli anni in  cui  e' stato coinvolto nei traffici di droga abitava   50 metri da  casa  mia e potevo notare i giri strani e le visite continue non di  tossici  ma di  pusher, suoi  cavalli.   Questo "tossicodipendente"  inoltre viaggiava su Volvo Turbodiesel 760 e Porsche 911 Carrera.
 Poiche' a Ravenna il PRI  gode  di  un  certo  potere  e  poiche'  conosco   l'orientamento  politico  della  redazione  del  Carlino,  capisco  i miserabili tentativi di minimizzare il peso criminale di  questo pregiudicato essendo il figlio  di  un  attivista del PRI,  il quale annovera,tra le sue amicizie, quella del dimissionario  assessore al Turismo del comune di Ravenna Giorgio Brunelli.
A  questo punto termino la lettera chiedendole solamente di avere  l'opportunita' di raccontare quanto mi e' stato impedito durante la  visita di Cossiga e  il  conseguente  comportamento  del  direttore  della redazione di Ravenna del Resto del Carlino.
 Spero al piu' presto di liberarmi  dal  peso  che  mi  opprime  e  voglio   dichiarare  pubblicamente  quanto  occorra  migliorare  la  democrazia nel  nostro  Bel  Paese.    Siamo  molti  lontani  dalla  societa' di  utopia in cui vorremmo tutti  vivere e che racconta la  Zarri.  Nel  porgerle i  miei complimenti  per la  trasmissione, le  porgo,per il momento,distinti saluti.

 P.S.
 La  lettera l'ho scritta prima dello scoppio della guerra del  Golfo.  Come avete  fatto  nella  puntata  del  17/01/91,  la  attenzione vostra si  e'  concentrata  sui  problemi  esteri.  Comprendo che, travolti dalla  drammaticita'  dei  fatti,  si  parli  del problema del Golfo.  Mi permetto di dire pero' che  occorra,  pur essendoci la guerra del Golfo, non dimenticarsi  dei problemi  interni.   Ai Saddam  Hussein italiani  si puo'  concedere una  tregua  momentanea;  e'  giusto  che  a  caldo  l'informazione sia  monopolizzata  dalla  guerra  del  Golfo.
 Occore pero' non  cadere  nell'errore  di  parlare  solo  dei  problemi  esteri e dimenticare i problemi nostri interni.  Se  succedera' cio' faremo un  favore  troppo  grosso  ai  Saddam  Hussein italiani  che sono  ben felici  che sia  scoppiata la  guerra del Golfo.